Il Martello del Fucino: “Smottamento di rifiuti a Valle dei fiori”

Redazione
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San benedetto dei Marsi. Cosa c’è da sapere sulla discarica di “Valle dei fiori”

Colata rapida di detrito

Da diverse settimane – nel corso delle quali: si sono raccolte le firme su una petizione contraria all’insediamento della megadiscarica Aciam (si è sempre in tempo ad apporle, per chi lo desiderasse); politici e politicanti avezzanesi hanno vanamente tentato di convincerci della bontà del progetto gioiese, con il risultato di instillarci piuttosto ulteriori dubbi; vari amministratori della Marsica orientale hanno ribadito il loro consenso alla realizzazione dell’immondezzaio in alta quota, senza peraltro chiarire esattamente il perché di questa loro posizione; i partiti politici locali hanno fuggito l’argomento come la peste – stiamo chiedendo che gli uffici che per dovere d’ufficio la custodiscono ci mostrino la nota dell’Autorità di Bacino Liri-Garigliano e Volturno 26 marzo 2009 prot. 2541 con la quale quell’esimia istituzione, competente per il nostro territorio, ha fornito il proprio autorevole parere sulla realizzazione e gestione della discarica. Come già palesato con le nostre ultime uscite, pur essendo ormai anziani e rotti al cronico malfunzionamento del subornato apparato pubblico, non nascondiamo la nostra sorpresa nell’assistere ad una strana ritrosia nel rilascio di cotanto papello – che in qualsiasi paese del mondo sarebbe tranquillamente affisso all’albo pretorio dei municipi interessati (modalità, ci si consenta di dire, che costituirebbe anche il miglior modo per non farlo leggere, se solo si nutrisse tale intenzione, cosa che certo non è nel caso disputato): non si vede come un parere della massima Autorità in materia di assetto idrogeologico possa considerarsi un fatto privato, una corrispondenza che attiene solo alla sfera giuridica degli uffici attori del progetto e non anche all’intera popolazione della zona interessata, che sarà chiamata a sopportarne le ricadute, oltre che a godere degli (eventuali, e molto futuribili) benefici. Poiché nel passato Aciam ha manifestato l’intenzione di rendere trasparente il procedimento autorizzativo, non sarebbe cosa malvagia che il Consorzio diffondesse detta nota dell’Autorità di Bacino, consentendo a tutti di toccare con mano la legittimità e l’idoneità dell’iniziativa della discarica per rifiuti non pericolosi, tranquillizzando chi, sull’investitura di quella montagna nutre dei dubbi, e coinvolgendo in una dialettica partecipativa chi sino ad oggi ha potuto solo leggere declamazioni e predicozzi dai giornali (questo incluso: che però è almeno gratuito, non molesto, e alieno dal percepire danari dallo Stato, dai politici e dal Dipartimento della Protezione civile). In realtà però, a voler essere proprio aderenti ai fatti, i documenti già disponibili – carte fruibili per la buona volontà dei singoli più che per l’attivazione istituzionale degli enti interessati – ci dicono molto, moltissimo, e ci portano a ritenere che la realizzazione dell’intervento Aciam a “Valle dei fiori” debba, prudentemente, con la diligenza del buon padre di famiglia, essere impedita. Più di un sospetto, stando a quanto si vocifera, lo si nutre anche da parte dei responsabili degli uffici che ora sono chiamati a firmare, assumendosi la responsabilità di dichiarare conforme il progetto (sospetto che solo spiega il procrastinarsi dei tempi per l’approvazione, a fronte delle urla sguaiate sull’emergenza rifiuti e sui costi della Tarsu). Diversi politici – appartenenti a quello strano partito trasversale che poi, al momento delle elezioni, fa finta di litigare per fregare i gonzi – vanno sostenendo a gran voce che ci sono tutte le autorizzazioni ma poi la cosa… non quaglia. Avete tutte le carte a posto? Fatela, questa discarica, che state aspettando?
Dicevamo: le carte fanno comprendere molto. Vediamo cosa (ci scusiamo sin d’ora della terribile protervia dimostrata con l’inerpicarci in dei sentieri – quelli della Lupara – che non sono i nostri in linea tecnica; speriamo che allo stesso modo si scusino coloro che per compito istutuzionale avevano quello di informare i cittadini e non lo hanno fatto).
Se abbiamo interpretato bene le evidenze della cartina, “Valle dei fiori” si colloca, nel «Piano stralcio per l’assetto idrogeologico – Rischio di frana» vigente, in un’area definita di alta attenzione e rubricata con la categoria “A4”. Per tali zone, che sono equiparate a quelle a rischio molto elevato “R4” (di diverso hanno solo la circostanza di non essere ancora urbanizzate) le norme di attuazione e misure di salvaguardia del sunnominato Piano stralcio prevedono un regime rigidissimo che si estrinseca nel divieto di “qualunque trasformazione dello stato dei luoghi¸ sotto l’aspetto morfologico, infrastrutturale ed edilizio”. Ovvero, il pericolo è talmente alto che si prescrive di non svolgere alcuna attività in detti siti. Sono previste però delle eccezioni, in massima parte finalizzate a depotenziare i pericoli e le criticità. Depotenziare, non aumentare. Tra queste eccezioni c’è quella che ha poi condotto alla seconda prescrizione del parere del Comitato regionale VIA, che consente, in tali luoghi, la “realizzazione di nuove infrastrutture pubbliche o di interesse pubblico riferite a servizi essenziali e non delocalizzabili, purché l’opera sia progettata ed eseguita in misura adeguata al rischio dell’area e la sua realizzazione non concorra ad incrementare il carico insediativo e non precluda la possibilità di attenuare e/o eliminare le cause che determinarono la situazione di rischio” (art. 3, co. 2, lett. E – norme di attuazione).
Ora, anche degli inesperti come noi, muniti del semplice e caro buonsenso, possono comprendere come un sarcofago come quello che Aciam progetta di collocare in quell’area non diminuisca di certo il carico insediativo ed aumenti, e non diminuisca – come pretendeva la norma – il pericolo di un incremento dei fenomeni franosi. Solo queste semplici constatazioni dovrebbero bastare per chiudere la vicenda, senza nemmeno costringerci ad esaminare quanto “essenziale” e “non delocalizzabile” sia la discarica di “Valle dei fiori” (che per noi non è né essenziale – che sinora ne abbiamo fatto a meno – né “non delocalizzabile”, esistendo decine di siti più idonei nella Marsica, a meno che non si voglia aggirare la norma pretendendo che l’impossibilità di delocalizzare sia legata alla sola indisponibilità politica dei siti / in tal modo, prospettando di volta in volta un solo sito ed uno soltanto, qualsiasi vincolo potrebbe essere di fatto vanificato).
Questo impressionante quadro idrogeologico si inserisce in un contesto che lungi dall’essere neutrale, depone già in favore di un abbandono drastico del progetto: il rischio sismico al massimo grado, l’esistenza di una falda sottostante potenzialmente permeabile (è ormai chiaro che l’acqua è il bene pubblico che assumerà la più grande importanza nei prossimi decenni, e la semplice messa a rischio di un’acquifero come quello che dà l’acqua a San Benedetto e Venere è pura follia, anche economica).
A ciò vanno a sommarsi le numerose aporie degli elaborati che l’Aciam ha prodotto, a stralci e successivi passaggi, ad integrazione e completamento, alla Regione e agli altri enti competenti. Tutta una serie di fatti – dall’iniziale sterminata elencazione dei codici di rifiuto in avanti – che hanno prodotto una rilevante messe di dubbi, e rafforzato i contrari (tanti) nella loro determinazione contraria.
Non è un mistero che l’Autorità di Bacino si sia doluta dello studio geologico trasmessogli, e che proprio su tale versante lo stesso Ufficio avrebbe desiderato studi molto più approfonditi. Forse perché a Caserta si è consci della gravità della situazione?
Con tutto il beneficio di inventario che spetta a noi poveri dilettanti – neofiti proiettati nell’ufficio dell’ingegner Martini a Palazzo Silone, in un Aquila terremotata – non una riga abbiamo letto sui precedenti eventi che hanno caratterizzato la vita di quell’area (qualcosa dovrà pur essere accaduto per spingere l’Autorità a classificare in quel modo le zone soprastanti Venere e Aschi).
Sempre da dilettanti, osiamo far rilevare come ci abbia assai colpito la foto della fonte (secca) di San Nicola, mentre in altra parte degli elaborati si fa comprendere che anche nella zona soprastante “Valle dei fiori” vi sia ancora dell’acqua (non trascurabile, e che fonti fededegne vorrebbero pacificamente attinta): cosicché ci sarebbe non solo l’acqua sotto ma anche l’acqua sopra!
Sempre da dilettanti, l’indeterminatezza su alcuni dati – es.: profondità effettiva della falda, ovvero distanza esatta dell’acqua dalla doppia bizzarra impermeabilizzazione paventata – ci pare cozzi con le stringenti richieste delle norme di attuazione relative allo studio di compatibilità idrogeologica (confessiamo: tale studio non lo abbiamo rinvenuto, ma forse è una nostra svista; d’altronde, anche a riconoscerlo, non lo avremmo compreso bene come certi amministratori di Pescina e Gioia dei Marsi).
A noi questa vicenda sembra un film horror, con regista l’emergenza e con attori dei pessimi politicanti. Fuori della Marsica, nessuno riesce a farsi convinto che un sito con tante e tali controindicazioni, a mille metri sul livello del mare, possa essere fatto oggetto di simili perniciose attenzioni.
La palla (dico meglio: la grana) è ora nelle mani del Servizio Gestione Rifiuti della Regione Abruzzo, che dovrebbe attestare cose che, a nostro modesto avviso, non può dichiarare se non… spergiurando. A meno che non si stia pensando a quelle che le norme di attuazione chiamano “ridefinizioni cartografiche”, con le quali, in pratica, sbianchettare le mappe, e far diventare legittimo quello che ad oggi, con ogni evidenza, non è né consigliabile né auspicabile per la difesa e la tutela del nostro territorio.
Un fatto è incontrovertibile: il terremoto del 6 aprile ed i recenti disastri dovuti al dissesto del nostro Paese (inteso come Italia) non ci stanno insegnando nulla.
Possibile mai che non esista, anche da noi (Marsica orientale), un sito in piano senz’acqua sotto, magari stabile?
Possibile mai che la raccolta differenziata continui a rimanere una chimera?

 

[ Tratto da: Il Martello del Fucino, numero 20 ottobre 2009 -Per scaricare il file pdf CLICCA QUI ]

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