Il Martello del Fucino: “Ci hanno fregati”

Redazione
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E’ uscito il nuovo numero de “Il Martello del Fucino”, foglio volante ciclostilato di Pescina (Aq)

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Appettata la discarica ai più fessi (cioè: a noi)

Ci hanno fregati!

Un mese fa le famiglie fontamaresi hanno ricevuto, dal Comune, presso i rispettivi domicili, una pretenziosa lettera a doppia firma (sindaco ed assessore all’ambiente) annunziante mirabolanti novità in tema di raccolta differenziata dei rifiuti solidi urbani («porta a porta per le utenze commerciali, semidomiciliare per quelle domestiche»). In detta lettera, tra le altre cose, si preavvertiva che «nelle prossime settimane incaricati del Comune e di Aciam faranno visita alla vostra abitazione per la consegna del kit di raccolta dell’organico e del relativo materiale informativo». Attendiamo (poco) fiduciosi.
Qualcuno, smaliziato in fatto di tariffe postali, ha fatto rilevare come, volendo, in quella busta inviata per posta a tutte le famiglie pescinesi per la non tenue spesa di diverse centinaia di euro, ben si poteva, senza far aumentare la tariffa di spedizione (euro 0,60), compiegare già un altro foglio con le ventilate istruzioni del kit e, persino, un ulteriore altro biglietto – mordendo un poco il freno a spedirla, la missiva – con il programma delle sedicenti ipotetiche visite dell’Aciam per zona e per via, onde consentire ai cittadini, magari, di farsi trovare in casa (ognuno è libero di giudicare quale e quanta fastidiosa becera autoreferenziale propaganda contraddistinguesse dunque l’invio).
I fatti sono altri. L’Aciam, e l’entusiasta socio Comune di Pescina, ben poco hanno fatto, ad oggi, per promuovere seriamente la raccolta differenziata (e così sarà sino a quando chi gestisce il servizio di smaltimento dei rifiuti sarà pagato in base a quello che pesca dai “secchioni” e conferisce tal quale in discarica). Non è molto, tra la non sullodata Aciam e Fontamara è stata siglata una nuova convenzione (strana cosa davvero questa usanza dell’Aciam di fare “prezzi diversi” ai diversi paesi, malcapitati soci) e la relativa tariffa Tarsu è stata bellamente aumentata ai cittadini, per l’anno 2009, del 15%. In ultimo, a chiudere il Cerchio, il progetto di discarica di «Valle dei fiori» è ormai in dirittura d’arrivo (la prossima settimana passerà il Comitato per la Valutazione d’impatto ambientale per poi transitare a Pescara per la firma del Servizio gestione rifiuti) cosicché ben ci si attaglia la descrizione di “cornuti e mazziati”. Abbiamo ottenuto una megadiscarica in un sito (proposto da Gioia dei Marsi) a quasi mille metri di altezza, in un luogo quasi irraggiungibile (ma accessibile solo da Pescina), sopra un acquifero (quello che disseta San Benedetto dei Marsi) di grande rilevanza. Per quanto l’Aciam si sia sforzata di dire che quell’acqua dorme a molta profondità (non si è ben capito quanto: cento metri, duecentocinquanta) dal materiale che dall’impianto di compostaggio [!] di Aielli verrà trasportato e smaltito sopra a Cardito, pure si è dovuta impegnare a realizzare, per il bacino della discarica, una doppia impermeabilizzazione. Segno forse che qualche preoccupazione c’è (a prefigurare il pericolo è stata l’Arta, l’Agenzia regionale per la tutela ambientale). Chi è andato qualche volta a camminare in quella zona, pur senza essere geologo e quandanche sprovvisto di consulenze Aciam, si è reso conto, nel suo intimo, di quanto quel monte costituisca un micidiale pericolo; è non è un caso se la zona sottostante sia stata indicata – non da noi – come soggetta a gravi rischi di natura idrogeologica (non basterà la parziale modifica di colore sulla cartina di qualche autorità ad eliminare il pericolo, o il nascondersi dietro le competenze dei tecnici da parte dell’ingegner Torelli [al quale in Emilia, sua patria, crediamo certe cose non vengano proprio consentite, soprattutto gli incontri mazziniani a tre con i sindaci interessati]). Per tacere del rischio sismico (sorprendentemente, silonianamente, il terremoto ha apportato dei discreti benefici all’Aciam, che ha potuto riaprire la discarica di Santa Lucia, ad Avezzano, per mezzo di un decreto del Presidente del Consiglio, Dio solo sa perché – e poi dicono che l’emergenza non frutta).
L’elenco dei codici dei rifiuti “ammissibili” nella megadiscarica gioiese (ma pescinese al 100%) è stato ridotto ma basta scorrere la nuova sintesi non tecnica da poco consegnata dall’Aciam agli uffici della Regione per comprendere che in pratica sarà possibile smaltire, oltre quanto prodotto da Aielli (aiuto!) tutto il tal quale, nonché rifiuti particolari (del tipo: «materiali edili contenenti amianto legato in matrici cementizie o resinoidi»).
Per pura soddisfazione personale, quando sarà, tenteremo di sottoporre al vaglio del Tar questo progetto (sarà bene che chi vuole unirsi metta mano al portafogli, a qualche spicciolo), pure non siamo troppo fiduciosi poiché lo stesso Tar ha fatto (inconsapevolmente, per carità) il lavoro “sporco” eliminando l’unica Amministrazione locale (Di Cesare, San Benedetto dei Marsi) in grado di opporsi alla megadiscarica. A tal proposito saremmo curiosi di conoscere se l’attuale primo cittadino sambenedettese, il Commissario prefettizio, si sia degnato di andare a compulsare il progetto, o se addirittura ne abbia conoscenza. Chiaro il concetto: il politico che monterà a Marruvium ad operazione conclusa, magari di emanazione Cam ed Aciam, risulterà del tutto innocente (ma oggi perché non parla?).
In tutto questo, rimane insoluta la questione focale: perché gli amministratori di Fontamara vogliono questa discarica? Perché desiderano tanto l’immondizia – ricapata poco e male, questo è il vero problema – di Avezzano?
Cobianchi

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