I rifiuti aquilani nella Marsica

Redazione
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I rifiuti aquilani nella Marsica

Qualche considerazione sull’immondizia dell’Abruzzo interno: flussi, gestori, prezzi (salati) 

Quando, un paio di anni fa – con foga direttamente proporzionale al grado di impermeabilità riscontrato sino ad allora, sul tema, nella (cosiddetta) pubblica opinione (almeno, di quella che si può raggiungere dalle colonne di questo misconosciuto foglio) – urlammo tutto il nostro sdegno per l’inclusione (proditoriamente quanto surrettiziamente contemplata nel progetto messo a gara) di L’Aquila città e comprensorio nel novero dei fruitori della futura discarica di Valle dei fiori, ci fu chi si meravigliò… della nostra meraviglia, e ci consigliò di assumere una camomilla, che nulla vi era di così strano e sconvolgente (d’altronde è sempre andata così).

Invero, andare a raccontare che il comprensorio marsicano doveva urgentemente ed indeffettibilmente dotarsi di una discarica (e che tale fatto implicasse la necessità di realizzare tale impianto persino in quel posto irraggiungibile sopra Venere, e a rischio di produrre uno scempio ambientale di proporzioni indescrivibili) cozzava con la constatazione che la stessa necessità stranamente non operava per il comprensorio del capoluogo di Regione, L’Aquila città, che era sprovvista, allora come ancor oggi, non solo di una discarica ma persino di un impianto di trattamento meccanico-biologico (ove i rifiuti indifferenziati vanno obbligatoriamente passati, prima di affluire in discarica), ed alla quale nessuna Autorità ci sembrava stesse imponendo di realizzare discariche di sorta.

Ed in effetti, che qualcosa non tornasse, in tutta questa storia di cessione di rifiuto, lo si comprese quando, chiedemmo, con tanto di relazioni progettuali addotte e sollecito di avvocato, delucidazioni sul conferimento dei rifiuti aquilani ad Aciam S.p.A. (destinati alla filiera: impianto di Aielli-discarica di Valle dei fiori). Alla nostra semplice domanda («ovvero se un accordo in tal senso sia già effettivamente intervenuto, e da quali istanze deliberato») ci sentimmo sibillinamente rispondere dalla «Aquilana Società Multiservizi S.p.A» di L’Aquila» (che del rifiuto del capoluogo era detentrice) che «la scrivente Azienda non detiene e non ha prodotto alcun atto formale che attiene al progetto [di discarica]». Al che, dicemmo, dovevamo trovarci in presenza di uno dei casi, piuttosto in voga negli ultimi anni, avvenuto all’insaputa degli interessati.

In sintesi: Aciam S.p.A., mettendo a gara il progetto di Valle dei fiori (primavera 2011), fidando che, dopo aver acquisito il benestare di tutta la (inguardabile) politica locale, nessuno avrebbe fiatato, aggiunge L’Aquila città nell’elenco dei centri che fruiranno della discarica in realizzazione. Quando facciamo notare che nel progetto approvato L’Aquila non risulta (e quando si propone il noto ricorso avverso la discarica), ed Asm S.p.A. viene a conoscenza del (preteso) conferimento del proprio rifiuto, quest’ultima società ci dice che non ne sa nulla e finisce così. Molto strano. Ove capitasse a noi, di essere inclusi in un progetto che non ci tange, un poco ci arrabbieremmo, forse. Pochi giorni or sono, il presidente (allora come oggi) di Asm S.p.A., Luigi Fabiani, su facebook, ha asserito esser stato, quello di allora di Aciam S.p.A, un “millantato credito”: ed ancora di più ci chiediamo, ora, perché tale millanteria non sia stata fatta rilevare quando è stata consumata, a caldo.

Il recente colloquio facebook con Luigi Fabiani è il nucleo del nostro racconto odierno ed è stato originato da un documento che nei giorni scorsi ha occupato le cronache provinciali ovvero la (pessima) lettera del sindaco di L’Aquila, Cialente (nonché dell’assessore Riga e dello stesso Fabiani), diffusa nel momento nel quale è stata decisa la chiusura dell’impianto mobile di Segen S.p.A. di Sante Marie, ove sono affluiti, per il trattamento e lo smaltimento, negli ultimi mesi, i rifiuti aquilani. La storia di questi ci è stata cortesemente riepilogata dallo stesso Fabiani e crediamo sia utile riportarla, per una più agevole comprensione dei fatti più avanti descritti:

«A dicembre 2010 ho rescisso il contratto con ACIAM perché la tariffa non era congrua (163 €/T) e sono passato al COGESA, i quali volevano essere pagati anche per i rifiuti non smaltiti (cioè se sul contratto si dichiaravano rifiuti per 21.500 T anno, se ne avessimo portati di meno avremmo sempre pagato per 21.500, quindi a che pro fare la differenziata); nel marzo 2012 siamo passati in SEGEN con cui abbiamo abolito lo smaltimento in discarica. Guarda caso ora l’ACIAM, pur di prendere i nostri rifiuti, ci ha offerto € 135 a tonnellata (io al vostro posto mi incazzerei di brutto)».

Inutile dire che quella che in questi giorni il sindaco Cialente ha definito una “battaglia morale”, anche alla luce delle parole di Fabiani, altro non era, e non è, che una battaglia sostenuta al fine spuntare un prezzo il più basso possibile. Solo a questo mirava il paventare, da parte dei nostri amici aquilani, una possibile emergenza rifiuti a L’Aquila (che mai è stata tale in potenza, essendo disponibili altri impianti per far confluire i propri rifiuti: ad un prezzo più alto, certo… ma la diseconomicità eventualmente patita è cosa ben diversa dalla impossibilità a smaltire; né l’urgenza può equivocarvi per emergenza…).

Sprovvisti di impianti e – per quanto dicano in contrario – ben poco avviati sul retto sentiero della raccolta differenziata, a L’Aquila hanno escogitato la lettera-piagnisteo per indurre la Regione a persuadere i monopolisti del mercato del rifiuto nella provincia (Aciam S.p.A., che ha l’impianto di trattamento, e Cogesa di Sulmona, che ha impianto nonché discarica [quasi] vergine) a spiccare un prezzo buono per il capoluogo.

La preoccupazione di Asm S.p.A. è parsa immediata – dove conferire prossimamente – e non animata da implicazioni a lungo raggio. Sono finite le parrocchie a cui dare i rifiuti (che si litigavano il prodotto, abbassando le richieste economiche), ed ora chi detiene gli impianti in ambito provinciale fa il prezzo (ed è cosa giusta sino ad un certo punto: neppure si può pretendere però di utilizzare gli impianti altrui al prezzo che diciamo noi!. Soprattutto, la pretesa di conferire comunque e convenientemente è manifestamente infondata se si è in torto, ovvero, se non ci si è dotati degli impianti per trattarli e smaltirli direttamente, i propri rifiuti).

Guarda caso, ottenuto lo sconto, come abbiamo pubblicamente pronosticato prima che la cosa avvenisse (perché in questo Paese molta gente fa i pronostici dopo, pur di potersi vantare di aver azzeccato), la “battaglia morale” di Cialente è finita. Ed invece sarebbe stato utile condurla una battaglia, non per i furbetti di L’Aquila ovviamente, ma per comprendere bene il meccanismo delle tariffe (meccanismo che, al contrario di quello dell’acqua, è del tutto disancorato da parametri oggettivi) o per appurare chi vada incendiando gli impianti (quello mobile in località “Santa Giusta” di Sante Marie era stato posto in funzione – si noti: da una ditta di L’Aquila – a seguito di un incendio di quello stabile, nel settembre 2011 – e mai che le Autorità ci svelino i nomi, degli autori dei tanti roghi che vanno accendendo l’Abruzzo interno. Sarebbe interessante conoscere quali indagini siano state svolte al riguardo. Temiamo pochissime. Chissà perché?).

La poco fortunata esternazione sopra riportata del presidente di Asm S.p.A. contiene tuttavia un elemento meritevole di attenta analisi: stando a quanto egli sostiene, pur di accaparrarsi i rifiuti aquilani (inciso: ma allora, forse, nell’eventualità della realizzazione di Valle dei fiori… pure era possibile l’accordo?), Aciam S.p.A. gli avrebbe proposto un prezzo di euro 135 a tonnellata. Netto? Lordo? Comprensivo di ecotassa e imposte? Sarebbe utile saperlo, giacché il mese scorso il sindaco di Lanciano ha asserito di pagare, per il conferimento ad Aielli, [sì, perché anche Lanciano scaricava ad Aielli (per poi riaccogliere tutti i rifiuti trattati a Cerratina – figurarsi che giostra!)] «140 euro a tonnellata». Con tutta la buona volontà, pur volendo tenere in considerazione la circostanza che tra questi comuni e società ed Aciam S.p.A. ci si scambi dei servizi (e dunque non possiamo comprendere la vera consistenza dei prezzi), i 135 euro potenziali di L’Aquila e i 140 euro effettivi di Lanciano mal si conciliano con l’attuale tariffa pagata, per il rifiuto indifferenziato, ad esempio, dal municipio di Pescina, che è di euro 155 (che diventano 163 euro lordi con un insieme di voci). Cifre dunque, 135 e 140, che parrebbero, oltre che non omogenee, decisamente inferiori a quelle recentemente applicate, seppur comprensive di ecotassa (purtroppo) e altri oneri specifici, ai comuni soci di Aciam S.p.A.! E l’invito ad “incazzarci” da parte di Fabiani mostra la consapevolezza di costui che il 135 propostogli è più basso del prezzo marsicano (altrimenti a che scopo dovremmo arrabbiarci?).

Forse per scongiurare il pericolo che i municipi soci (peraltro beatamente dormienti) interpretassero in questo senso la sfortunata esternazione del Fabiani dei 135 euro, il dinamico duo Torelli (ing.) e Ciaccia (geom.) si è affrettato, con fretta sospetta – sospetta soprattutto per chi ha nella trasparenza un proprio nemico giurato – a diramare una nota rassicurante sul fatto che le «tariffe proposte da Aciam alle società [Asm S.p.A. e Segen S.p.A.] sono le stesse applicate ai Comuni soci». Gettando, in pasto ai voraci sindaci soci, la vaghezza di un osso succulento: il consiglio di amministrazione di Aciam S.p.A. «sta valutando, qualora aumentassero le quantità di rifiuti urbani in ingresso all’impianto di trattamento di Aielli eventuali economie di scala che potrebbero portare ad una riduzione della tariffa di conferimento». Già sapendo, ovviamente, che per il momento tale economia di scala non si realizzerà. E poi: la mancata realizzazione di Valle dei fiori non importava un aumento insostenibile dei costi? Perché Aciam S.p.A. allora si prende anche i rifiuti di altri (Valle Roveto, L’Aquila) da trattare, se non ha (fortunatamente) la discarica per la quale tanto abbiamo penato al Tar? (Si glissa su come sia stato gestito da Aciam S.p.A. il trasporto sulla costa del rifiuto trattato, a proposito del quale diverse nostre richieste, in specie su chi sia a guidare i camion, sono rimaste inevase).

Che le (già altissime) tariffe di Aciam S.p.A. siano le stesse per tutti è da dimostrare, e molti dubbi nutriamo, noi che siamo malfidati, sul fatto che lo siano mai state in passato. A fugare questo terribile dubbio – per il quale il municipio di Pescina, dopo diverse pregresse richieste verbali, pare abbia avanzato un’istanza scritta, chiedendo di conoscere le tariffe delle varie convenzioni in essere con i soci e con gli esterni – non c’è che un modo: cacciare dalla cassaforte queste convenzioni (buona parte delle quali scadute, e applicate in virtù di proroghe sulla cui legittimità ci sarebbe molto da dire) e le fatture relative, con i conti. Calcolatrice alla mano. Se hanno ragione, pagheremo una pantagruelica cena al dinamico duo; se invece dovesse appurarsi che i municipi soci hanno avuto un trattamento peggiore – o differenziato – rispetto agli esterni, beh, temo se ne dovranno andare loro, una volta per sempre. Lontano. Moooolto lontano.

L’occasione di tale conteggio tornerà buona anche per chiarirci quell’aspetto dei rifiuti di Avezzano raccolti da Tekneko che più volte abbiamo proposto, vanamente, nei mesi scorsi, inerente quel complesso meccanismo per il quale il capoluogo della Marsica paga complessivamente il servizio prestato all’affidatario e direttamente anche Aciam S.p.A. per i rifiuti conferiti ad Aielli da Tekneko, salvo farsi rimborsare queste ultime fatture defalcandole dal dovuto alla Tekneko del nostro amico Di Carlo. Ovvero, come scrivevamo nel nostro numero di novembre scorso:

 Se abbiamo capito bene, essendo il prezzo complessivo del servizio avezzanese fissato in una somma complessiva invariabile – di euro 5.302.000,00 (iva esclusa) all’anno – meno l’Umberto Di Carlo che siede nel consiglio di amministrazione di Aciam S.p.A. decide di far pagare il conferimento ad Aielli al municipio di Avezzano, più l’Umberto Di Carlo affidatario del servizio ad Avezzano, dovendo rimborsare meno, guadagna!

Ebbene, non essendo stata rimosso questo gigantesco conflitto d’interessi, crediamo sia giunta l’ora di conoscere finalmente quanto paghi, a tonnellata, per il rifiuto indifferenziato, il municipio di Avezzano, per il conferimento all’impianto di Aielli. Abbiamo diritto a saperlo (avvertenza: ogni euro pagato in più rispetto a questa cifra dal municipio di Pescina lo scaleremo in proporzione dalla Tares della nostra sede)

Il Martello del FucinoFranco Massimo Botticchio

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