Folclore (quasi) urbano

Giuseppe Pantaleo
Giuseppe Pantaleo
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Non scrivo da anni sul «Natale» e l’ultima volta che mi è capitato è stato sulla rivista diocesana (Il Velino). Immaginavo tra l’altro, che la trasformazione da festa religiosa in occasioni di consumo – regali, abbuffate, balli, canne, settimane bianche, botti di Capodanno, bevute, viaggi all’estero, frastuono –, potesse per sé infastidire i cristiani, i cattolici che credono profondamente. (Io lo ignoro, essendo agnostico). È political correctness, buonismo il mio? Ritengo di no. Invitando a cena un vegano d’altra parte, mi premuro di andare incontro ai suoi gusti, di non urtare la sua sensibilità.

Ci hanno pensato altri, quest’anno. Come hanno trattato l’argomento?

In genere ci pensano le associazioni dei commercianti a dare avvio alle danze, annunciando l’arrivo in città di venditori abusivi e di accattoni, poi proseguendo con le loro richieste all’Amministrazione comunale. (Si tratta di far sospendere l’area pedonale festiva parziale per alcune settimane e di non far pagare i parcheggi).

Parto dall’assessora al Commercio che illustra le iniziative del Comune – il comunicato è facilmente reperibile nel web, leggetelo tutto: «l’Amministrazione ha scelto di confrontarsi con i commercianti e prendere la sua decisione in relazione alle esigenze delle famiglie avezzanesi». Resta la curiosità – al sottoscritto, s’intende – di conoscere come Fabiana Marianella abbia compiuto tali operazioni, in particolare ad avere un’idea tanto chiara delle esigenze delle famiglie: hanno convocato i capifamiglia, le mogli, i figli, le amanti? E le coppie gay? Chi coabita? (Beccatevi pure il seguito – i grassetti sono miei: «Dall’8 dicembre, […] il centro della città risplende grazie alle sfavillanti luminarie»).

Ha smosso le acque Marsicanews, che la prende in qualche modo con i commercianti che non gradiscono lo spostamento delle baracche dal catino di piazza Risorgimento, in via C. Corradini. Scrive, tra l’altro: «E sì che l’idea era buona [il suddetto spostamento]: infilarsi nel traffico caotico nel periodo pre natalizio per passeggiare tra i mercatini, […] magari portando con sé i più piccoli, al sicuro nell’isola pedonale, avrebbe rappresentato un indubbio incentivo per le famiglie», [Red.], L’assessore Marianella Ad Avezzano il Natale più bello di sempre”, ma per i commercianti tutto deve restare com’è, in «Marsicanews» 9 dicembre 2016. (È un indubbio atto di coraggio su una testata giornalistica, considerando la zona).

A seguire un’altra immagine poetica*: «Il centro della città diventava un enorme albero di Natale, luci e palline erano rappresentate dai cento negozi tutti aperti», P. Palladini, Le luci di Natale non riescono a coprire il buio delle vetrine vuote, in «AvezzanoInforma» 10 dicembre 2016. *(La prima era contenuta nel pezzo precedente: «una dozzina di casette di legno contribuiranno a donare alla città la magia dell’atmosfera natalizia» – è mio il grassetto). Poi prosegue con un paio di brani che la dicono lunga sulla mentalità locale: «l’asfittico dibattito su isola pedonale SI o isola pedonale NO, ha fatto sì che non si pensasse ad altro senza capire ed accorgersi che intanto il centro commerciale naturale di Avezzano stava morendo inesorabilmente»; c’entra la «politica che non ha avuto la capacità di immaginare e programmare». È possibile definire dibattito una situazione in cui ci si trova a parlare, discutere in due o più soggetti; non è il nostro caso in mancanza del secondo: è abbastanza facile rintracciare i numerosi comunicati dei contrari mentre è più complicato ricostruire il pensiero dei favorevoli all’isola pedonale. Ve n’è abbastanza a mio avviso, per affermare che si è invece trattato di un monologo. I conti però non tornano in generale: si è cominciato a parlare d’isola pedonale ad Avezzano negli anni Ottanta del secolo scorso, mentre per l’ossimoro «centro commerciale naturale» si sono dovuti aspettare i nostri anni Dieci. (È da rimarcare un ritardo di dieci anni rispetto al dibattito nella Penisola, nei due casi. Segnalate eventuali imprecisioni, ça va sans dire). Ho affrontato la questione sotto diversi punti di vista negli ultimi decenni e affermo da anni, che si tratta di un elemento del repertorio architettonico occidentale acquisito da prima che io nascessi – ho una certa età. (Ho anche scritto di recente che il suddetto elemento non è né una prescrizione del medico né la penitenza del confessore: ognuno è libero d’istituirlo o no). Essere contro la nostra isola pedonale è perciò come avercela contro l’auditorio, lo stadio coperto, il palazzo del ghiaccio, l’ipermercato, la discoteca. Le posizioni in merito a tale tema sono state diverse nel volgere degli anni, ma purtroppo non si equivalgono. («Rossi e neri sono tutti uguali? Ma che siamo in un film di Alberto Sordi?», N. Moretti, Ecce bombo, 1978). Metto in conto il mio stare in disparte, ma trovo il termine «asfittico» almeno ingeneroso e secondo me getta dell’ombra su qualcosa. Per esempio: a vantaggio di chi, è stata impiegata – negli ultimi trent’anni, da Mario Spallone in poi – una quantità di soldi pubblici al centro (ristrutturazioni, restyling, mattoncini, fioriere, feste, panchine, manifestazioni ecc.)? A vantaggio della collettività o di alcuni privati? Inoltre: gli stessi quattrini, sono serviti a rimandare, evitare la chiusura di qualche negozio? (Qui casca l’asino). È facile rispondere no, ma è una domanda un po’ oziosa. Perché?

In Occidente non si è riusciti a frenare tale svuotamento del centro nelle nostre città, iniziato negli anni Ottanta. Non c’è riuscita nessuna democrazia più matura della nostra; pensare di frenare tale fenomeno con le politiche spacciate dalle nostre parti – amplificate dai mass media locali e divenute purtroppo senso comune – è come voler fermare il vento con le mani. D’altra parte che ne sa, che può farci il sindaco d’Avezzano se molti concittadini si recano per le compere nei centri commerciali – quelli veri –, si spostano nei negozi di Roma e Pescara, acquistano su internet? Non solo: c’entra qualcosa le orchestrine, i palloncini colorati, i trampolieri, i mangiafuoco e i clown di Eventi Estate con le nuove aperture di negozi nel Quadrilatero o si tratta invece di persone che ben conoscono il proprio lavoro? Quelli che si spostano di pochi metri dal centro-centro?

Termino con una domanda retorica: gli avezzanesi sarebbero davvero così contenti se per qualche settimana non dovessero entrare i soldi dei parcometri nelle casse del Comune? (Il «centro commerciale naturale» d’Avezzano è un parto della fantasia, in ogni modo).

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Lavoro come illustratore e grafico; ho scritto finora una quindicina di libri bizzarri riguardanti Avezzano (AQ). Il web è dal 2006, per me, una sorta di magazzino e di laboratorio per le mie pubblicazioni.