FACEBOOK: Troppo tardi per chiudere la stalla

Lapo Kalisse
Lapo Kalisse
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E se davvero tutto quello che scrivessi o cliccassi potesse essere usato contro di me?” è ciò che molti si chiedono dopo il caso Facebook-Cambridge Analytica. Finalmente una certa consapevolezza comincia a serpeggiare fra i “social-isti” e forse è l’inizio della fine dell’infanzia telematica per molti utenti i quali, svegliati dalle urla delle prime pagine dei quotidiani (rigorosamente online), rimuginano ancora sul sogno bruscamente interrotto del condominio globale, un luogo in cui ci si conosce tutti senza andare troppo lontano, in modo circoscritto e sicuro.

Ora, più che un condominio dalle pareti sottilissime, Facebook sembra la stanza degli interrogatori dei film: vuota con uno specchio nel quale vediamo la nostra immagine riflessa mentre raccontiamo la nostra versione dei fatti, più o meno consapevoli che ci sia qualcuno dietro il vetro che ci osserva e registra, pronto ad incriminarci per una risposta fuori dagli schemi.

A quanto pare è scattata la seconda parte del piano, quella in cui vengono utilizzati i dati raccolti nella prima fase, quella del rastrellamento delle informazioni personali. Tutto, finora, si è svolto nel silenzio più assordante della politica che non si è mossa per arginare il fenomeno (bubbone, secondo alcuni) fino a quando non è stata toccata direttamente nei propri interessi ovvero si è accorta di non essere più l’unica in grado di pilotare i voti.

Ma, al di la di presunti rischi per la democrazia, il vero pericolo si insidia nell’utilizzo commerciale dei dati personali raccolti in modo più o meno fraudolento. Prima dell’avvento dei sistemi telematici per essere discriminati si doveva appartenere ad un particolare gruppo sociale, razziale o religioso ma comunque restava il beneficio del dubbio nei confronti di chi, comunque, avrebbe potuto essere un buon cliente (almeno secondo la statistica).

Ora la discriminazione può diventare chirurgica: si può chiedere un profilo personale (simile a quello che nei telefilm fanno dei serial killer) a rovescio ovvero, conoscendo l’identità, la rete di conoscenze e le abitudini di un individuo, un’organizzazione può scegliere quanto far pagare un servizio o un bene al singolo. I prezzi saranno “ad personam”, con buona pace dell’uguaglianza.

Quindi, se siete appassionati di motori disposti a spendere, la vostra auto costerà di più; i datori di lavoro sapranno come “convincervi” a dare di più; se siete sedentari o mangiate fuori dagli schemi consentiti la vostra sanità costerà di più e così via. Sarà come giocare a poker con tutte le carte scoperte mentre i vostri antagonisti le avranno addirittura celate con segreti di stato.

C’è però il rischio di scontare anche gli errori degli altri infatti, se fra gli amici avete cattivi pagatori, il mutuo non vi verrà concesso. Tutto ciò perché un algoritmo creato da guardoni con delirio di onniscienza sarà il vostro giudice, giuria e boia per delitti che non avete commesso e che nemmeno vi sognereste mai di commettere. Nel processo sommario che vi verrà intentato l’ingenuità o l’ignoranza non potranno neanche essere considerate attenuanti dato che, come la maggior parte delle persone fino ad ora, probabilmente vi siete trincerati dietro un “tanto io no ho niente da nascondere”.

Silone 18 beta 2

In capo a tutti c’è il Denaro, padrone della terra. Questo ognuno lo sa. Poi viene la politica, padrona della nazione. Poi vengono le banche. Poi vengono le società per azioni. Poi, nulla. Poi, ancora nulla. Poi, ancora nulla. Poi vengono i cittadini. E si può dire ch’è finito.

Ho aggiornato Fontamara ma medito un ripristino…

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Lapo Kalisse è uno sciamano informatico e guaritore di gadget tecnologici. Dopo una lunga esperienza maturata come consulente ha acquisito la consapevolezza che l’informatica è lungi dall'essere una scienza esatta e, quindi, ha cominciato ad applicare metodologie animistiche all’IT.