Emergenza indotta. Una discarica si aggira per la Marsica

Redazione
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Nel momento in cui si è presa coscienza che nella discarica avezzanese di «Santa Lucia» non si sarebbe potuto smaltire ancora per molto, l’Aciam – Consorzio che cura «le problematiche ambientali del territorio» di gran parte dei comuni marsicani, con particolare riguardo ai rifiuti – si è guardata intorno ed ha infine partorito un progetto tendente ad insediarne una nuova ad Antrosano, in località «Valle Solegara».

 Cosa sia successo, non molti mesi fa, per determinare l’Aciam ad andarsi poi a riprendere detto progetto alla Regione ed il sindaco di Avezzano – che tale progetto aveva avallato – a festeggiare in piazza con i cittadini di Antrosano per lo scampato pericolo (da egli stesso portato, peraltro), non è dato sapere. Sia come sia, nel mentre Floris tornava trionfalmente in municipio e la Marsica precipitava in una vera e propria emergenza ambientale (acuita dall’infimo livello di raccolta differenziata che caratterizza il comprensorio), emergenza che, per intanto, in attesa di palesarsi con modalità più plateali, si è riverberata sulle bollette della TARSU (che hanno subìto il significativo aumento dettato dalle spese sostenute per il trasporto del pattume verso la costa), l’Aciam ha chiesto ai comuni consorziati di indicare un (nuovo) luogo idoneo ad ospitare una (nuova) discarica consortile.

 Siamo nell’estate 2006. Con solerzia degna forse di miglior causa, si è fatto avanti il Comune di Gioia dei Marsi, proponendo «Valle dei Fiori», luogo a quasi mille metri sul livello del mare che ha, per i gioiesi, e non da oggi (lo stesso sito ha infatti ospitato, in passato, la discarica incontrollata di quel paese), il pregio di trovarsi a molti chilometri dall’abitato di Gioia dei Marsi, incastonato a metà strada tra Pescina e la frazione Venere, da dove è primariamente accessibile (per quel tanto che può considerarsi accessibile).

 Se sotto i profili dell’opportunità tecnica, della localizzazione, della situazione orografica complessiva, la scelta del sito gioiese appare più che discutibile, non vi è dubbio che sotto l’aspetto “politico” il movimento sia stato invece piuttosto curato.

 A Fontamara, la notizia dell’approdo di cotanto progetto alla valutazione di impatto ambientale regionale è infatti temporalmente coincisa con il mediatico sfascio napoletano dei rifiuti: uno shock, quello ingenerato dalla terribile visione televisiva, se è vero come è vero che una popolazione notoriamente refrattaria a qualsivoglia considerazione complessiva avente di mira il bene comune (concetto astratto ad essa del tutto estraneo) ha accettato di buon grado la situazione, al suono di ammaestramenti del tenore: “l’immondizia da qualche parte bisogna pur metterla”. Non ci si è sforzati nemmeno di appurare i contorni e l’impatto del progetto, né i benefici che deriverebbero ai fontamaresi dall’insediamento della discarica. Benefici che formalmente spettano a Gioia dei Marsi.

 D’altronde, nella stessa zona, che già ospita la cava Imerys, e in cui si trova già la vecchia discarica di Pescina, sono state localizzate altre tre cave e dovrebbe persino realizzarsi quel cementificio che giusto l’altra settimana ha sollevato la sdegnata protesta del Wwf . Perché dunque scaldarsi tanto?

 I più avveduti tra i residenti delle case sparse di «Cardito» hanno già venduto le case (e sperano di monetizzare convenientemente i terreni).

Molti sono i discorsi ragionevoli svolti dai propugnatori della discarica di «Valle dei Fiori», ma dietro le retoriche declamazioni (su raccolta differenziata, compostaggio, ecc.) si indovina il vecchio brogliaccio dell’Impresario e del Cafone di siloniana memoria.

 Fiutata l’aria, persino sette comuni dell’aquilano – che hanno gli stessi problemi di quelli marsicani ma nesuna Fontamara a immediata portata di mano – si sono aggregati all’Aciam, forse nella speranza di appettare il loro pattume a quei buontemponi di Pescina.

Franco Massimo Botticchio

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