Don Aldo Antonelli: Un NO! grande come l’Italia

Redazione
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f-x-donaldo1.jpgIn seguito alla bellissima, fino a qualche giorno prima impensata e inimmaginabile vittoria del No al Referendum del 25 e 26 giugno, più di qualcuno ha scritto che “il popolo italiano è cambiato”.
Non sono d’accordo. Direi piuttosto che quella che è cambiata è stata la nostra comprensione dell’Italia.
Sedotta ed abbandonata da coloro che invece di servirla se ne servono; costretta nei panni della Cenerentola di turno dai furbetti di quartiere e ladruncoli d’avventura; landa desertificata dalle scorrerie vandaliche dei potentati economici e politici; eravamo stati indotti, laudatores temporis acti, a vedere solo macerie là dove invece fermentavano nuovi germi di rinascita.

A nulla sono valsi i bombardamenti mediatici della reti televisive di B., le bugie strategiche dei vari Fini e Casini, i martellamenti populistici che spacciavano la riforma pasticciata e autoritaria di B. e di Bossi come semplice riduzione del numero di deputati e senatori. L’Italia s’è desta ed in massa, in una percentuale mai più raggiunta in questi ultimi undici anni è accorsa alle urne per gridare forte il suo NOOO!
Al Sud come al Nord, nelle piccole come nelle grandi città. I cucinieri della disinformazione mediatica sono stati accontentati: i loro menù patinati sono stati rifiutati.
Ci si voleva far credere che la riforma imposta in maniera unilaterale e ricattatoria fosse un passo in avanti verso una maggiore democrazia, quando invece risultava offensiva della libertà e dignità del parlamento, asservito al volere unico del leader!
Nella inesistita campagna referendaria da nessuno è mai stato ricordato, nemmeno dalle sinistre, che l’essenziale di una costituzione è limitare il potere. E che la riforma di B. faceva il contrario: aboliva il controllo. Basti pensare al ribaltone (inesistente in tutte le costituzioni del mondo). Nella riforma era fatto divieto di sciogliere una alleanza di potere, di fatto si imbavagliavano i partiti ad alleanze rigide e con questo si distruggeva il sistema parlamentare. Il paese sarebbe stato bloccato in continue votazioni: se dal voto non usciva una solida maggioranza, allora si tornava a votare; se una parte usciva dalla coalizione, allora si tornava a votare; se il governo si paralizzava, allora si tornava a votare… L’unico meccanismo permesso era il voto. Sarebbe stato come andare da un meccanico e sentirsi dire che a ogni guasto si deve ricomprare una macchina nuova.
La nostra Costituzione è giovane, una delle più giovani nel mondo occidentale… E di una tale caratura da restare ancora inattuata. Un esempio?
L’art. 34 della Costituzione dice: “I capaci ed i meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi.” E se non hanno mezzi?
Allora nella nostra Costituzione c’è un articolo, che è il più importante di tutta la Costituzione, il più impegnativo. Dice così: “è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli, di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”!
Secondo questo articolo Berlusconi che si strappa le vesti perché un operaio aspira ad essere alla pari di altri, risulta essere, “lui”, incostituzionale!­­­­­­
ednran@tele2.it

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