Madrid – Reportage del nostro inviato Luigi Venti
E’ la «primavera spagnola». Dal 15 maggio in 5.000 occupano con bivacchi la piazza di Puerta del Sol a Madrid al grido di: “Democrazia vera ora” e “Yes, we camp“.
Migliaia di giovani, pensionati, famiglie intere, protestano insieme contro il sistema politico-finanziario, i tagli determinati dalla crisi, il forte bipolarismo parlamentare, la corruzione, le banche, la legge elettorale. Una piattaforma di rivendicazioni che per l’Italia sarebbe ancora più giustificata.
La capitale spagnola è l’epicentro, la piazza Puerta del sol è il “punto zero”. Ma la protesta è esplosa in contemporanea anche in altre quaranta città spagnole, da Madrid a Barcellona, da Granada a Saragozza. E ovunque le forze dell’ordine non riescono a sgomberarli dalle piazze.
La rivolta pacifica, preparata con un tam tam virtuale su internet e i social network sul modello delle rivolte nordafricane, si sta estendendo rapidamente anche in Spagna, inarrestabile.
Se funziona nei paesi arabi – dicono i partecipanti all’eterogeneo movimento ribattezzato, dalla data di inizio della protesta, “15 M” – perchè non dovrebbe funzionare in Europa?