Dagli archivi della Prima repubblica: La voragine della Fucinortaggi

Redazione
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f-o-figuig-piatto2.jpgL’Associazione «Fucinortaggi» nasce nel 1985. Si propone di federare, in una sorta di trust, gli imprenditori agricoli di nuova generazione – ovvero coloro dediti alla coltivazione di insalate e carote – al fine di regolare, attraverso «programmi di produzione e immissione sul mercato dei prodotti ortofrutticoli», l’offerta fucense. Si spera, uniformando per quanto possibile la produzione, e rendendola nel contempo riconoscibile attraverso il marchio «Fucinortaggi», di stemperare la concorrenza in Abruzzo e di spuntare, tutti uniti in un cartello, maggiori prezzi sul redditizio mercato italiano ed estero (tedesco, soprattutto), combattendo la spietata concorrenza dei produttori della Normandia. Disegno ambizioso.
Per tale attività di commercializzazione l’Associazione, che non dispone di proprie strutture di conservazione e lavorazione, si avvale di quelle degli associati. Questi, teoricamente vincolati a rispettare un plafond di produzione e i prezzi di vendita fissati periodicamente dall’associazione stessa, operano sia vendendo direttamente al destinatario finale sia fatturando per tramite della Fucinortaggi. Alla mole di prodotto è collegato il credito agrario agevolato, una sorta di anticipazione sugli ortaggi che si andrà a porre sul mercato. Credito che passa, per quasi tutti i soci (escluse le cooperative corrette), attraverso la Fucinortaggi.
I primi dissidi tra gli associati non tardano ad insorgere, legati soprattutto alla natura ibrida di alcuni produttori, che operano sul mercato anche come semplici commercianti, ovvero acquistando partite di merce sul campo dai contadini di Fucino.
La tendenza dei produttori-commercianti è di alienare il maggior prodotto possibile con bolle «Fucinortaggi» (omaggiando l’Associazione di partite spesso di difficile esigibilità), aumentando, in proporzione al fatturato, la dose loro spettante di credito agrario. Rinnovando per di più un dilaniante meccanismo concorrenziale all’interno degli associati alla Fucinortaggi.
Gli annali narrano persino di un Consiglio Direttivo al quale si vide presenziare la Polizia e nel quale (illegittimamente) furono cacciati i due vice-presidenti ed un consigliere. Di poi, la Giustizia annullerà tutto.
A cinque anni dall’inizio dell’attività, la Fucinortaggi, che ha erogato le aperture di credito agrario agevolato per la commercializzazione a molti soci le cui produzioni e le cui vendite non sono andate a buon fine, si trova in gravi difficoltà finanziarie. Il colpo finale, agli inizi degli anni Novanta, è dato dalla consapevolezza che la Regione non ha alcuna intenzione di sborsare, per gli anni di attività della Fucinortaggi, i contributi per le spese di gestione (trasporto, forze motrici, ecc.), altro piatto sul quale in molti avevano confidato, innalzando i rispettivi livelli di prodotto fatturato per tramite della Associazione.
E’ il colpo finale. La «Fucinortaggi», che pure è arrivata a servire centinaia di grossisti e una quindicina di catene di distribuzione, finisce in liquidazione.
Il liquidatore ha il compito di riportare all’ovile i crediti vantati dall’Associazione nei confronti di molti soci e non (anticipazioni di credito agrario + interessi ripartiti + spese di gestione). Qui viene il punto dolente.
Il credito agrario è stato concesso dalle banche. Banche che, in questo caso, pare non siano state così sollecite a chiedere di rientrare, se è vero che la liquidazione va avanti dal 1994 ed è ben lungi dal chiudersi. Forse perché gli istituti di credito sono tranquilli e sicuri del fatto e dei soldi loro, giacché l’erogazione del credito agrario è stata a suo tempo garantita dalla Regione. Ente che, non è difficile immaginare, sarà prima o poi chiamato a saldare il salatissimo conto. Eppure la dozzina di milioni di euro in ballo suggerirebbe un’attività di vigilanza un poco più incisiva, da parte del nostro governo regionale.
Nel frattempo molti dei debitori verso l’Associazione non ci sono più o sono falliti, mentre alcuni altri hanno raggiunto un accordo con il liquidatore per chiudere il contenzioso, versando però solo un misero anticipo. In quale cassetto di Pescara dorme questa costosissima pratica?

Osso, Mastrosso e Carcagnosso

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