Cricca economy: le ordinanze che cancellano i reati

Angelo Venti
Angelo Venti
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SPECIALE L’AQUILA 2009 – 2019

anche su MAFIE, blogautore di Repubblica.it a cura di Attilio Bolzoni

Per L’Aquila, quella del 6 aprile, è certamente un’alba tragica, e non solo per i lutti e le macerie. Come si è scritto già nel precedente articolo, la scossa delle 3.32 colpisce una città disarmata e causa 309 morti, ma nel giro di pochi giorni nel cratere si istaura uno Stato di eccezione con la sospensione dello Stato di diritto, almeno per come finora conosciuto.

Al Dipartimento sono bastati pochi giorni e poche mosse per dispiegare la sua geometrica potenza: Stato d’emergenza; nomina Commissario con Poteri speciali (Ordinanza, Deroga e Spesa); Di.Coma.C. che assorbe enti e istituzioni locali esautorandoli dei loro poteri; disarticolazione delle forze dell’’ordine, spopolamento e militarizzazione del territorio.

Una situazione inedita, a cui la seconda settimana la DNA guidata da Pietro Grasso risponde con il pool di magistrati per il terremoto: è chiaro che le chance di ricostruzione si basano sulla capacità di contrasto a corruzione e mafie, e anche che la partita è tutta interna ai gangli vitali delle istituzioni.

I primi problemi di legalità si manifestano già nella gestione delle spese per le tendopoli, gli appalti dei bagni chimici, lo smaltimento macerie e infine i puntellamenti. Con il varo del Decreto Abruzzo, è già chiaro che si stanno creando i presupposti per una speculazione edilizia senza precedenti che segnerà per sempre il futuro ambientale, economico, sociale – e criminale – del cratere e dell’Abruzzo intero.

Sono 31 i cantieri dei Map (Moduli abitativi provvisori), 53 quelli dei Musp (Moduli uso scolastico provvisorio) e ci sono persino i Mep (Moduli ecclesiastici provvisori). Si aggiunge il Progetto C.A.S.E. con i suoi 4.450 alloggi per 18mila sfollati distribuiti in 19 insediamenti e infine i consistenti appalti legati al G8. Si tratta di miliardi di euro che suscitano gli appetiti di cricche nazionali, comitati d’affari e consorterie locali, criminalità organizzata e mafie, con tutto il contorno di corruzione, clientele, illegalità diffuse e relazioni pericolose tra poteri forti, politici, funzionari, professionisti e imprenditori.

Nell’estate aquilana è quasi impossibile tenere sotto controllo quanto gira vorticosamente nel cratere, complice lo spopolamento e la militarizzazione del territorio e l’assenza quasi completa di trasparenza del Dipartimento, restio se non reticente nel fornire informazioni, in particolare dati e nomi delle ditte subappaltatrici. Per il G8 tutto si risolve con l’apposizione del Segreto di Stato sui lavori in corso nell’aeroporto e nella Scuola della finanza, scelta come sede del vertice. Ma i cantieri legati all’emergenza sono moltissimi ed è difficilissimo tenere tutto sotto controllo: a fronte di decine di imprese che si aggiudicheranno gli appalti, saranno invece migliaia le subappaltatrici.

Gli strumenti di contrasto

Con il decreto Abruzzo n. 39 del 28 aprile 2009 si innalza il limite delle opere subappaltabili dal 30% al 50%. E si prevedono anche « permeanti controlli antimafia sui contratti pubblici e sui successivi subappalti e subcontratti aventi a oggetto lavori, servizi e forniture », e la fornitura di alcuni strumenti: decreto sulla « Tracciabilità dei flussi finanziari »; «White list» delle imprese oneste; «Sezione specializzata» del Comitato di coordinamento per l’alta sorveglianza delle grandi opere; « Gruppo interforze centrale per l’emergenza e ricostruzione » (cosiddetto Gicer).

Questo si decretava ad aprile. Evidentemente non tutto è filato se otto mesi dopo, a dicembre, data in cui il Progetto Case doveva essere già finito, fu proprio SITe.it a dare notizia che: del decreto sulla tracciabilità dei flussi finanziari non vi era traccia; il decreto che stabiliva composizioni e compiti della “Sezione specializzata” e del “Gicer” a fine 2009 non risultava ancora pubblicato sulla Gazzetta ufficiale; la prima riunione della « Sezione specializzata » si sarebbe invece tenuta solo l’11 novembre.

L’intera fase del soccorso e della ricostruzione leggera nel corso della quale si è proceduto in deroga a ogni norma gestendo oltre un miliardo di euro di fondi pubblici, è stata quindi condotta così senza attivare strumenti essenziali previsti già aprile. E a testimoniare il fallimento sono proprio gli scarsi risultati conseguiti.

Ordinanza cancella reati

Ma quello messo in piedi in Abruzzo appare come un sistema opaco che permette non solo di aggirare le regole e i controlli ma anche, all’occorrenza, cancellare le prove raccolte eliminando retroattivamente i reati.

Un assaggio si era già avuto a maggio, quando con una ordinanza il Dipartimento cancellò retroattivamente l’uso dei formulari, impedendo così i controlli sul reale espurgo dei bagni chimici, la replica si ha con l’ordinanza n. 3820 del 12 novembre 2009.

Il bubbone scoppia per caso, quando a luglio le forze di polizia arrestano un latitante che lavora per un’impresa non autorizzata ai subappalti. Sorge il dubbio che il fenomeno sia molto più esteso, così da settembre si eseguono accessi in due cantieri del Progetto Case, Bazzano e Cese di Preturo.

Decine di uomini in divisa identificano oltre 1.500 persone e controllano centinaia di mezzi: nella rete ben 132 ditte sospettate del reato di subappalto non autorizzato. La previsione di altri accessi rischia di far crollare tutto il castello di appalti e subappalti. Così a metà novembre il Dipartimento corre ai ripari e inserisce nell’ordinanza 3820 un semplice comma che recita: «Le autorizzazioni rilasciate dal Dipartimento della Protezione civile per il subappalto dei lavori relativi alle strutture abitative e scolastiche realizzate o in corso di realizzazione […], hanno efficacia dalla data di presentazione delle relative domande […]».

L’ordinanza cancella così uno dei capisaldi della normativa antimafia che regola il settore dove più spesso si annidano le imprese dalla dubbia origine, quello dei subappalti. E agli inquirenti si sottraggono sotto il naso anche le prove già raccolte.

Per dare la misura della posta in gioco, basta ricordare che il 30 dicembre – grazie all’esplodere delle clamorose inchieste di Firenze – viene sventato un colpo di mano ancora più devastante: lo scudo giudiziario per i Commissari delle emergenze, insieme alla Protezione civile spa, viene stralciato. Nella bozza del decreto legge per le emergenze Campania e Abruzzo, si leggeva nell’ultimo comma dell’art. 3: «Dalla data di entrata in vigore del presente decreto e fino al gennaio 2011 non possono essere intraprese azioni giudiziarie ed arbitrali nei confronti delle strutture commissariali e delle unità stralcio e quelle pendenti sono sospese». Un tentativo di assicurarsi l’impunità bloccato in extremis, ma che dà la misura della posta in gioco tra le macerie dell’Aquila.

Bilancio di un fallimento

Sono comunque tante le inchieste, partite con molta fatica, su infiltrazioni e corruzione negli appalti assegnati nell’emergenza per i lavori sui Map, Musp, Progetto Case, bagni chimici, appalti G8 e Progetto case, puntellamenti, scuole della provincia, infrastrutture pubbliche, beni artistici, chiese: si è indagato persino sul numero di bare pagate per i solenni funerali di stato per le vittime del sisma. Una lunga lista di processi che stanno concludendosi però quasi tutti con lo stesso timbro: prescrizione.

Si è omesso di trattare in questo articolo della ricostruzione privata dove, se possibile, il quadro è anche peggiore a causa di un quadro normativo volutamente molto carente. In sintesi: la scelta di trasformare il Contributo dello Stato in Indennizzo al proprietario, consente a quest’ultimo di scegliersi la ditta che esegue i lavori e il tecnico di fiducia che progetta l’intervento, segue i lavori …e certifica anche il danno subìto. Se i tre soggetti si mettono d’accordo per una truffa, per il truffato – cioè lo Stato che è quello che ci mette i soldi – non esistono adeguati strumenti di controllo e verifica.

(2 – fine)

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