Collarmele – Nuova centrale a biogas da 113mila tonnellate/anno di rifiuti organici. Per la Regione si può fare

Redazione
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di Claudio Abruzzo e Monica Pilolli

COLLARMELE – La Regione ha detto sì alla realizzazione di una centrale a biogas che sorgerà in un’area a confine con i comuni di San Benedetto dei Marsi e Pescina.

Ieri, nel corso della Conferenza dei servizi tenutasi negli uffici di Pescara, nonostante le numerose osservazioni tecniche sottoscritte in un documento congiunto dei tre Comuni interessati, la Regione ha di fatto autorizzato la società Biometano energy alla realizzazione dell’impianto per la produzione di biometano: per scaricare il Verbale della riunione CLICCA QUI. in sintesi gli uffici regionali dicono sostanzialmente Sì all’impianto, e così chiudono il verbale:

“La conferenza dei Servizi, tenuto conto della prevalenza dei pareri, si chiude con parere favorevole condizionato alla verifica della coerenza dei chiarimenti con quanto espresso in questa sede, fermo restando che non si modifichi il progetto. La riunione si chiude alle ore 14:30”.

Ricordiamo che nella seduta del 29 gennaio scorso, invece, il comitato di coordinamento per la Valutazione d’Impatto Ambientale della Regione Abruzzo aveva bloccato l’impianto e rinviato la decisione al comitato VIA.

Nella riunione di ieri i tre Comuni interessati hanno ribadito alla Regione la richiesta di rigetto del progetto per le molte criticità tecniche rilevate ma, a parere degli uffici regionali, la normativa non consentirebbe di assumere una decisione così drastica.

Nelle loro osservazioni i primi cittadini hanno evidenziato l’eccessiva concentrazione nel territorio di impianti per la produzione di energia, considerato che nella zona sono già funzionanti un altro impianto a biogas (situato a meno di 2 km e mezzo), di numerosi ed estesi campi fotovoltaici e infine di diversi parchi eolici di notevole potenza.

Gli amministratori hanno inoltre chiesto chiarimenti sulla provenienza dei rifiuti che dovrebbero alimentare il nuovo impianto. Secondo quanto dichiarato dalla ditta proponente, per alimentare questo impianto da 999 Kw sarebbero necessarie circa 113mila tonnellate annue di materie organiche recuperate dai residui delle attività agricole e zoo-tecniche, che verrebbero reperite nel comprensorio marsicano.

A tal proposito afferma il sindaco di Collarmele Tonino Mostacci:

Molte sono state le nostre osservazioni riguardo al bilancio energetico, al bilancio economico e alle a problematiche di natura ambientale legate alla realizzazione dell’impianto che però non hanno convinto l’ente decisorio a bloccare il progetto o a rinviare la seduta. Le comunità di Collarmele e San Benedetto (ieri era assente il delegato di Pescina) hanno espresso grossissime preoccupazioni in merito alla realizzazione di questa centrale. Il 4 settembre il comune di Collarmele ha prodotto una delibera di Consiglio (in fase di pubblicazione) che mi autorizza ad adottare tutte le misure necessarie a tutela della salute pubblica e il benessere dei cittadini: credo che a breve anche i consigli comunali di Pescina e San Benedetto faranno proprio quest’ordine del giorno deliberando in tal senso. Convocheremo, insieme agli altri sindaci, una conferenza stampa per spiegare ai media e ai cittadini tutte le criticità connesse alla realizzazione di questo impianto”.

Sul punto interviene anche Stefano Iulianella, sindaco di Pescina:

Una decisione che era nell’aria in quanto nelle precedenti conferenze di servizio, che si erano tenute di fronte a organismi politici, si era capito che la Regione, nella persona della dott.ssa Flacco, era propensa alla realizzazione dell’impianto. E’ prevalso l’aspetto tecnico sulla volontà politica. La Regione ha ascoltato i sindaci dei territori interessati solo a decisione presa. Il problema rilevante che noi abbiamo messo in evidenza sin dalle prime conferenze di servizio era l’alta concentrazione di questo tipo di centrali in un territorio molto ristretto. Di questo problema erano stati informati gli organi politici della Regione, soprattutto l’assessore Imprudente, e quindi si sarebbe potuto delocalizzare altrove l’impianto, in un territorio diverso da quello indicato dai proponenti. Non è stata presa una posizione politica lasciando l’intera decisione ai tecnici: non è stato assolutamente tutelato un territorio nel quale, tra qualche anno, ci saranno tre centrali nel raggio di appena un km.


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