Acqua ed elezioni – Cam S.p.A: coma farmacologico profondo

Redazione
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f-x-peppe-rubinetto-cam.jpgPochi giorni fa i quotidiani locali hanno pubblicato con enfasi la notizia che il tribunale di Verona, di fronte ad una procedura di espropriazione forzata intentata da un grosso creditore del Cam S.p.A. per ottenere una somma rilevante (diversi milioni di euro), ha dichiarato impignorabili le somme che il Consorzio ha in cassa per pagare gli stipendi dei dipendenti.

La notizia è stata accompagnata dalle solite dichiarazioni compiaciute dei vertici del Cam S.p.A. e di alcuni amministratori locali che hanno manifestato soddisfazione affermando che sarebbe stato posto un altro tassello verso la strada del risanamento del Consorzio Acquedottistico.

A noi questa soddisfazione appare fuori luogo. Dopo la sentenza del tribunale scaligero il Cam S.p.A. appare infatti come un moribondo in coma irreversibile in stato vegetativo tenuto in vita solo dai macchinari e del tutto incapace di svolgere le attività di propria competenza.

L’impignorabilità delle somme del Cam S.p.A. comporta infatti un vero e proprio blocco dell’attività della società: bisognerà infatti rispettare rigorosamente l’ordine cronologico dei debiti e ciò è incompatibile con l’effettuazione di nuovi ordinativi e spese, dato che nessun fornitore accetterà di lavorare o fornire merci e beni al Cam S.p.A. senza pagamento preventivo, sapendo che il Cam S.p.A. non ha soldi né può fornire garanzie. Ma tale pagamento preventivo è impossibile perché decadrebbe l’impignorabilità delle somme indicate.

Insomma: una situazione diabolica e senza soluzione.

Ma soprattutto la soddisfazione dei politic(ant)i è fuori luogo perché l’impignorabilità delle somme che il Cam S.p.A. ha in cassa per pagare gli stipendi non fa diminuire di un centesimo il debito sociale che oltrepassa i 60 milioni di euro.

Questa massa enorme di debiti non svanirà improvvisamente e il recente decreto del Tribunale di Avezzano che ha dichiarato inammissibile il concordato preventivo preclude la prospettiva che il debito possa essere scaricato sui debitori mediante fallimento o altra procedura concorsuale.

E quindi? E quindi la patata bollente è più che mai in mano ai comuni soci.

Gli Enti Locali rischiano di dover pagare prima o poi tutti i debiti, o mediante un’operazione di ricapitalizzazione (pressoché obbligatoria) ovvero a seguito di azioni e domande giudiziarie con cui qualcuno li chiamerà in causa direttamente per omesso controllo (e che coinvolgerà anche le responsabilità personali). Per non parlare poi del capitolo Corte dei Conti (ma questo è un altro discorso, del quale si parlerà in separata sede).

Il punto dolente è che quasi tutti i piccoli comuni soci brancolano nel buio, non sanno che fare, e aspettano di accodarsi alle decisioni del maggior socio, il Comune di Avezzano. Questo, dal canto suo, sa benissimo quello che bisognerebbe fare, ossia proporre subito – come prima cosa –  l’azione di responsabilità verso i vecchi amministratori, quantomeno “per pararsi”. Ma le elezioni regionali dell’anno prossimo hanno come inevitabile effetto la stasi decisionale, l’inerzia e la mancata proposizione di tale azione. Il motivo, a voler essere cattivi, potrebbe individuarsi nel seguente fatto: il fratello del sindaco, Peppe Di Pangrazio, molto probabilmente si ripresenterà alle elezioni regionali (dopo essere stato scaricato dal proprio partito il giorno prima della presentazione delle liste alle ultime elezioni politiche nazionali) e stavolta non potrà contare – come nel 2008 – sui voti procurati dalla senatrice Pezzopane nell’ambito di un complesso patto che coinvolgeva la Regione e la Provincia (dove ricopriva il ruolo di Direttore Generale suo fratello, ora sindaco di Avezzano). Ne consegue che il sindaco Gianni Di Pangrazio non può rompere le uova nel paniere a nessuno, e tantomeno infastidire Gianfranco(ne) Tedeschi. E probabile anzi che i due stringano, o abbiano già stretto, un patto elettorale di collaborazione o quantomeno di non belligeranza. D’altronde l’aria che tira non è delle migliori.

Né l’opposizione di centrodestra protesterà in alcun modo, essendo compromessa al pari del centrosinistra nelle vicende di cattiva gestione del Cam S.p.A..

E’ bene allora che i piccoli Comuni soci si diano una svegliata e agiscano autonomamente per conto proprio: aspettare il Comune di Avezzano in questa situazione è tempo perso.

Il coma del Consorzio Acquedottistico Marsicano è irreversibile: chi staccherà la spina? Cosa succederà se si dovesse rompere una costosa elettropompa? Il disastro è dietro l’angolo.

Il Martello del Fucino

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