Aciam, da Avezzano a “Valle dei fiori”: l’ultima tappa di una gestione malsana del problema e dell’opportunità

Redazione
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IL RIFIUTO DELLA POLITICA DEL RIFIUTO – L’ACIAM DA AVEZZANO A “VALLE DEI FIORI “: L’ULTIMA TAPPA DI UNA GESTIONE MALSANA DEL PROBLEMA E DELL’OPPORTUNITA

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Rifiuti nella Marsica?

Manca il progetto

Le polemiche che stanno animando il – di solito sonnolento – dibattito municipale avezzanese in ordine all’aumento della tariffa TARSU in quella città meritano qualche considerazione. Alla (giustificata) preoccupazione per il lievitare del costo dello smaltimento dei rifiuti solidi urbani non si é accompagnato, sinora, l’esame di quale sia la qualità del servizio che il cittadino avezzanese (e marsicano) riceva dal preposto Consorzio Aciam. Ovvero, le considerazioni e le preoccupazioni sul quanto costa e sul quanto si andrà a pagare per liberarci in qualche modo dell’immondizia hanno di gran lunga eclissato ogni utile speculazione sulle prospettive, nella nostra zona, delle modalità attraverso le quali massimizzare le risorse a disposizione, economizzare le bollette e, soprattutto, salvaguardare l’ambiente.

immagine-053.jpgNelle cronache di questi giorni si fatica a rintracciare anche un accenno a tentativi di sintesi tra le diverse esigenze da contemperare, e solo si leggono doglianze sull’incremento della tariffa avezzanese (ma sono aumentate anche le altre). Emblematiche al riguardo le parole del sindaco di Avezzano a chiusura dell’articolo pubblicato domenica 9 agosto 2009 da “Il Centro” (significativamente intitolato: “Rifiuti, i costi saranno rivisti”), quando il dottor Floris quasi sbotta: «Purtroppo i cittadini devono decidere se vogliono spendere meno, o se vogliamo sposare battaglie pseudo ecologiste. Non si vogliono termovalorizzatori nella Marsica né discariche: benissimo, ma poi non si vuole neanche pagare, e ciò evidentemente è impossibile». Credo che l’accenno alle battaglie pseudo ecologiste di Floris riguardi l’opposizione incontrata dal progetto di discarica localizzato ad Antrosano, a Valle Solegara, frettolosamente ritirato da Aciam alle prime proteste (in quella occasione ricordo peraltro che l’attuale sindaco si recò alla cena del Comitato sorto contro quell’insediamento) mentre sugli inceneritori sarebbe forse ora di affrontare la questione, considerando però che la nostra densità di popolazione, bassissima, non rende così cogente un insediamento che potrebbe magari, in astratto, giustificarsi nella zona di Napoli, la più antropizzata d’Europa.
immagine-023.jpgIl futuro non sembra preoccupare molto, e di raccolta differenziata, che ad onta delle prescrizioni di legge – che imporrebbero il recupero della metà del pattume prodotto, mentre la Marsica non giunge al 10% – langue e non parte, nessuno parla, se non a fini meramente propagandistici. Eppure, recuperando metà del pattume avremmo la necessità di smaltirne una quantità molto minore, sia che si decida di allocarla poi vicino a casa o di trasportarla a Lanciano o Isernia o in Germania.
immagine-057.jpgIn vista dell’esaurimento e della chiusura della discarica di Santa Lucia di Avezzano, il Consorzio Aciam ed i Comuni soci avrebbero dovuto provvedersi ben prima di oggi, attivando innanzitutto la differenziata e poi individuando per tempo un sito idoneo nel quale realizzare una nuova discarica. Si è scelto, per ragioni eminentemente di equilibri politici, il sito peggiore di quelli teoricamente a disposizione, “Valle dei fiori” di Gioia dei Marsi, una località a mille metri di altezza raggiungibile solo da Pescina, sotto la quale c’è un’acquifero di grande importanza, quello che serve San Benedetto dei Marsi. Non bastasse l’acqua (bene la cui adduzione in dieci anni è raddoppiata di costo, e sarà dunque il caso di tenerselo buono), anche l’Autorità di Bacino ha chiesto di delocalizzare l’intervento, per i timori che hanno già spinto quell’Autorità a classificare ad altissimo rischio di dissesto idrogeologico l’area sottostante (Venere di Pescina).

immagine-0151.jpgL’impressione è che la gestione politica e politicizzata degli enti preposti al delicato settore dello smaltimento dei rifiuti, e dello stesso Consorzio Aciam (considerato bottino di spartizione delle maggioranze sovracomunali che di volta in volta si formano e si disfano, in massima parte sotto l’egida di interessi personali e personalissimi) abbia spinto a tralasciare la vera mission che si doveva perseguire: smaltire l’immondizia a costi contenuti, in maniera efficiente, riciclando tutto il possibile (non per moda ma perché il riciclo ci evita di trattare ulteriormente la porzione riutilizzata), evitando impatti devastanti sul territorio. A vedere bene, pare si persegua l’esatto contrario, in una perversa ruota: si raccoglie tutto, in modo indifferenziato (e finché si verrà pagati per quello che si raccoglie, a prescindere, nessuno avrà interesse a separare) e si porta sino all’impianto di compostaggio di Aielli, realizzato per trattare il rifiuto. Questo impianto non potrà, in assenza di una raccolta differenziata efficiente, produrre compost utilizzabile, e solo stabilizzerà il pattume, che in gran parte, dopo essere stato scaricato e “trattato” per ridurlo di un 15-20%, dovrà essere di nuovo caricato e portato sopra un monte, a Pescina. Qui si dovrà costruire una megadiscarica, che poi dovrà essere ampliata, e poi bonificata, e così via…
immagine-0521.jpgSe non ci diamo tutti una regolata, tra poco l’emergenza, indotta ma a questo punto reale, produrrà una serie di ricadute gravissime, non solo sulle tariffe; senza considerare che, nei momenti di emergenza, come sappiamo, è lecito assumere decisioni di emergenza, che quasi mai si inscrivono, in un’ottica di lunga scadenza, nel solco della legalità e dell’interesse pubblico.
La mancanza di programmazione – colpa indiscutibile della politica – è evidente se solo si riflette che da tempo è in programma, perché voluto dalla norma, la realizzazione di un unico ambito dei rifiuti per tutta la Provincia di L’Aquila, ovvero la realizzazione di un unico Consorzio: a questo punto l’impianto di Aielli non sarà in grado di trattare tutto, si troverà in una posizione eccentrica rispetto a dove la produzione è maggiore, ecc. ecc. A questo punto sarà poco spiegabile trovare la ratio dell’intervento di discarica chiesto dal Consorzio Segen in contrada Trasolero a Corcumello per i rifiuti della Valle Roveto, ecc. ecc.
Eppure non ci vorrebbe molto. Continuare a nascondere tutto sotto il tappeto non ci condurrà lontani.

Franco Massimo Botticchio
Il Martello del Fucino – foglio volante di Pescina


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Vecchia politica del rifiuto

Il progetto di discarica in Valle dei fiori (Gioia dei Marsi) è arrivato ormai alle battute finali. Non può che creare sconcerto la consapevolezza che un intervento così invasivo, così impattante sugli equilibri economici e sociali, si stia materializzando nella indifferenza della comunità locale.
immagine-3871.jpgEppure, i motivi per diffidare su come vengono gestiti i rifiuti da parte di ACIAM, ci sono. Cercherò di argomentarli brevemente. Il decreto Ronchi prevede ormai dal ‘97, che debba essere fatta la raccolta differenziata per ridurre progressivamente i rifiuti da smaltire. Attualmente la percentuale di raccolta differenziata è stata fissata al 50%, limite che agevolmente molte città e paesi del nord e, anche del sud, hanno raggiunto. Nel 2006 il 76% dei Comuni veneti superava il 50% di raccolta differenziata così come superava tale limite il Comune di Salerno.Tale limite viene oggi raggiunto anche in molti comuni del teramano e, circa 10 anni fa, abbondantemente superato nel Comune di Cerchio. Attualmente, invece, quant’è la raccolta differenziata nei comuni che aderiscono ad ACIAM? Il 5, il 6, il 10%?
Quanto costa ai cittadini smaltire in discarica quel 50% di rifiuti non differenziati? Quanto incide sulle tariffe di smaltimento l’ecotassa che bisogna versare per il mancato raggiungimento dell’obiettivo del 50% di raccolta differenziata?
via-valle-dei-fiori1.jpgInoltre, considerato che in alcuni contesti territoriali la raccolta differenziata ha raggiunto limiti del 70 e anche dell’80%, non sarebbe il caso di verificare se i modelli adottati fossero riproducibili anche nel nostro territorio? E se tale ipotesi potesse realizzarsi, sarebbe economico gestire una mega discarica come quella di Valle dei fiori per smaltire il 20% dei rifiuti locali?
Come si fa ad accettare un progetto di discarica come quello di Valle dei fiori se prima ACIAM e i rappresentanti degli enti locali non danno risposte a questi semplici quesiti. Oppure vogliamo illuderci che verremo tutelati dai lottizzati Comitati Regionali che avvalorano la realizzazione di una anacronistica quanto irrazionale opera, ammantando il tutto con una richiesta ipocrita, proprio a chi ha concepito e progettato l’impianto, di dichiarare che l’opera è indispensabile e non delocalizzabile? Questi famigerati comitati non avrebbero dovuto chiedere ad ACIAM se attualmente nel nostro comprensorio si raggiunge il limite di raccolta differenziata imposto dalla legge, pena il commissariamento dei Comuni inadempienti così come paventato per quelli dell’area vesuviana?
volantino-minoranza-pescina-su-discarica-gioia-lug1.jpgCari amici, la tanto decantata autodeterminazione delle popolazioni locali, il tanto efficace decentramento amministrativo, anche nel caso della gestione dei rifiuti non può tramutarsi in una delega in bianco nelle mani di chi fino ad oggi ha dimostrato di avere a cuore solo gli affari.
volantino-no-discarica1.jpgAutodeterminazione significa partecipazione, conoscenza, interessamento alla “Politica locale” (quella con la P maiuscola), volontà di migliorare il tenore di vita, ricerca ed emulazione delle esperienze positive di altre comunità. Aver delegato la gestione dei RSU ad un consorzio, senza pretendere poi di condizionarne le scelte, può risultare insufficiente ad evitare svolte dal percorso inteso a perseguire l’interesse pubblico. Un interesse che metta in conto anche la necessità di preservare risorse ambientali straordinarie come il paesaggio, l’ecosistema, l’acqua, alle quali attribuiamo ancora oggi scarso valore proprio perché non riusciamo a contabilizzarne il valore venale come diceva Keynes: “distruggiamo la bellezza del paesaggio perché gli splendori della natura, liberamente disponibili, non hanno nessun valore economico. Saremmo capaci di spegnere il sole e le stelle perché non pagano un dividendo”.
La discarica di Valle dei fiori potrà avere luogo solo se non esistono alternative migliori.
Fino ad ora nessuno ha avuto il coraggio di dimostrarlo. Prima che sia troppo tardi, esercitiamo il nostro diritto a decidere le sorti del nostro territorio.

Giuseppe Ciotti
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