1984 – Da George Orwell ad Aldo Fabrizi

Redazione
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Quello che segue è un breve ma non insignificante intervento di Giuseppe Pantaleo, steso a seguito delle recenti vicende che hanno interessato la depurazione fucense, con i non troppo gloriosi capitoli dei depuratori di Avezzano Fosso Grande e San Benedetto dei Marsi. Capitoli che, in specie il primo, sono – a nostro modestissimo avviso – la cartina di tornasole della epocale crisi (morale, tecnica, civile, di prospettiva) nella quale si dibatte questa sfortunata porzione degli Abruzzi.

La ragione di questa epifania di Pantaleo è presto spiegata e risiede nella subornazione dei princìpi di legge, delle regole, e persino del buonsenso, registratasi nella procedura ultima di Fosso Grande, e che si è accompagnata all’aperto sciovinistico dileggio dei pochi ambientalisti del territorio, rei – secondo alcuni Catoni – di aver nulla concluso negli anni, quasi che porre rimedio in passato alle gravissime criticità di Fucino fosse in loro potere e non piuttosto di chi, oggi, si atteggia a salvatore della Patria in periglio, dopo nulla (essi sì) aver fatto, negli scorsi decenni, se non perpetuato un sistema giunto a livelli di marciume non più tollerabili. E’ un gioco di breve respiro, e da irresponsabili, null’altro, che ci fa cornuti e mazziati. Troppo (fmb)

 

In una risposta a un commento a un’intervista (Anche con la finestra sigillata Gianvincenzo Sforza è una furia, in MarsicaNews 10 aprile 2014), ho descritto una lettera di quasi trent’anni fa. Provo a raccontarne il contenuto: il testo integrale incontrerebbe dei problemi di comprensione, oggi.

Il mittente era il sottoscritto per conto di un’associazione (Legambiente), mentre il destinatario non è citato, ma è individuabile nel presidente del Nucleo industriale d’Avezzano. Era perciò una lettera privata, inviata il 17 luglio 1984. Non ricevetti alcuna risposta. Raccontai la circostanza a un giornalista il mese seguente e ne venne fuori un servizio in cronaca locale (Il Messaggero) che trattava dell’inquinamento nei canali di Fucino. Si tratta forse del primo pezzo scritto sull’argomento; immagino invece che la nostra iniziativa, non sia la prima nella zona. (La Fips – i massimi esperti in «salute» dei fiumi -, agisce da decenni con la massima discrezione).

È usato il termine «recrudescenza» riferito all’inquinamento, ma non era la prima volta che noi si assisteva a tale fenomeno in tre anni di vita associativa. Le morie di pesci, la schiuma biancastra e le sostanze oleose che galleggiavano per giorni lungo detti canali erano allora fenomeni frequenti. («L’acqua si presenta con un colore grigiastro»). Scrivemmo anche: «la situazione peggiora nei periodi estivi, periodo che vede la manutenzione degli impianti del N.I. con il rilascio abusivo di ettolitri di lubrificanti che vanno a sommarsi alla gran mole di sostanze acide e metalliche che quotidianamente vengono scaricate». Si richiedeva: «uno studio approfondito della reale portata del fenomeno». Giusto quello.

Avevamo bisogno di dati scientifici attendibili, da confrontare con le nostre osservazioni empiriche. Contrastava non poco il materiale a disposizione con le nostre ricognizioni, le foto scattate sul posto e le lamentele ascoltate dai pescatori per la scomparsa di alcune specie di fauna acquatica – non solo il gambero di fiume. Era stato rilevato solo mezzo grado di temperatura più del consentito, una volta: l’acqua era perciò ufficialmente pulita. Vi era anche la necessità di monitorare costantemente: un canale ha una minore capacità auto-depurativa rispetto a quella di un comune fiume.

I problemi legati alla mancata depurazione sono stati portati di recente alla pubblica attenzione dall’allora neonato WWF Marsica (2012). La stessa associazione insieme al Forum abruzzese dei movimenti per l’acqua, si è interessata nell’ultimo anno e mezzo anche al Piano di Tutela delle Acque e alle captazioni nel Liri. (Lo stop alla discarica da costruire in valle dei Fiori è legato anche alla presenza di un acquifero). Non sono stato l’unico su questa testata a trattare il tema del prelevamento delle acque del Giovenco per riempire altrove due «vasconi» dalla probabile infelice posizione sopra una falda.

È stata ripresa da alcuni attori sociali (Centro Giuridico del Cittadino, Acqua Nostra e associazioni agricole – estrapolo da MarsicaNews) negli ultimi mesi solo la questione dei depuratori cui è stata però impressa una torsione di tipo consumerista. Non è perciò paradossale l’interesse recentissimo nei confronti dei canali fucensi da tali attori, dopo alcuni lustri trascorsi senza annotare schiume, chiazze estese d’olio, pesci morti, acqua colorata (non solo in grigio) e recipienti di diserbante alla deriva: si è fatto lo spezzatino della questione inquinamento e poi si è lavorato su una parte. (La condizione delle acque fucensi è migliorata per fattori esterni, non per decisioni politiche locali: detersivi e materiali biodegradabili, campagne contro l’uso eccessivo della chimica in agricoltura, tecnologie efficienti ecc.).

Così ricordava Augusto De Sanctis «sono stato testimone lo scorso 31 gennaio a Ortucchio di una situazione di accumulo di enormi quantità di letame, per decine se non centinaia di metri in un unico punto e direttamente sul terreno: una condizione che ben difficilmente può essere definita una corretta pratica agricola». Io invece consiglio di consultare in rete: Arta, Relazione Monitoraggio per il controllo delle Acque sotterranee-Fase a Regime. È uno studio di Regione Abruzzo che riguarda anche noi (pp. 156-163). Alle acque della Piana è stata assegnata la classe 4, per le loro «caratteristiche idrochimiche scadenti». Si possono scorrere anche le tabelle delle concentrazioni che «sforano» (ferro, manganese, fluoruri). (È una faccenda del 2009 ma serve a dare un’idea degli orizzonti dell’ambientalismo – anche dell’istituzione regionale – in tema di acque e inquinamenti).

È bene per tutti che prenda a funzionare un depuratore anche a San Benedetto dei Marsi. (Non ricordando male, l’invenzione di tale dispositivo risale agli inizi del Novecento).

Torno al punto di partenza; Sforza afferma: «ci sono persone che nella Marsica sono vent’anni che denunciano i problemi ma non li hanno mai risolti, quindi la demagogia l’hanno fatta loro». (Avevo letto lo stesso refrain, sette giorni prima: «Se il [WWF] […] sono anni che denuncia le problematiche in questione, perch[é] non le ha risolte o ha fatto s[ì] che s[‘]intervenisse per risolverle?»). È politichese applicato alle persone sbagliate per assolvere il ceto politico della Piana. Altro che «furia»…

Giuseppe Pantaleo

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